L'orologio di Romolo

L’Orologio di Romolo nasce dalla lettura di una lettera scritta da un partigiano della resistenza anti-nazifascista italiana condannato a morte contenuta nella raccolta “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana” facente parte di un progetto multimediale scolastico di fine anno che si sarebbe legato alla materia d'esame di stato di cittadinanza.

Trama:

Romolo Iacopini, uomo di età avanzata leader della resistenza locale romana, come evidenzieranno alcune ricerche, viene condannato dopo essere stato pesantemente torturato dalle squadre speciali tedesche SS.

Ispirandomi alla storia vera, sviluppo un’opera di finzione che riprende la pena di Romolo e la rielabora seguendo alcune informazioni da lui realmente incluse nella lettera: si fa riferimento ad un orologio e un portafoglio, elementi utili a cui ancorarmi per stendere una sceneggiatura che non si incentra sull’epopea della guerra o tiene a parteggiare per un dato schieramento, ma piuttosto sull'unico valore invariabile comune a tutte le guerre, presenti, del passato e del futuro, che è quello del dolore in tutte le sue forme, dei vinticitori e dei vinti, di chi è sul campo di battaglia e di chi ne attende il ritorno, in questo caso incarnato nella figura della madre Maria, ora orfana di figlio.

La storia vede la madre dipanarsi nel dolore tra presunti flashaback, ricordi o immaginazioni del figlio, mentre recupera gli oggetti lasciati in eredità da Romolo e menzionati nella lettera, per scoprire poi che questi hanno una grande rilevanza per la resistenza locale.

Analisi:

Il cortometraggio ricorre a vari simbolismi:

Il riferimento cristiano, che richiama alla vera lettera di Romolo, in cui è menzionato un prete responsabile di restituire alla madre Maria l’orologio del figlio, è qui portato a un livello inquietante.

In una particolare scena infatti, quando incontrerà il Prete, Maria rimarrà ipnotizzata, assieme allo spettatore nel suo punto di vista, dalla visione di un quadro di una Passione. Chiaro riferimento alla Pietà di Michelangelo, l’opera suscita in Maria (dal nome ora anche carico di simbolismo) un’estrema immedesimazione rivedendosi in quella madre privata del figlio morto per la sua passione: Romolo è infatti un ribelle focoso, che decide di sacrificarsi per la propria patria e per salvare i propri compagni.

Il tema del tempo è centrale: ruotando attorno all’elemento cruciale dell’orologio, simbolo dello scorrere della storia, il tempo del corto è stravolto e sempre soggetto a questione da parte dello spettatore; caotiche nel loro ordine, le vicende narrate si presentano come spezzate e a volte distaccate dalla realtà.

Questo effetto è intensificato da alcuni elementi a schermo, come il già citato quadro, volutamente realizzato in uno stile moderno ed espressionista che si distacca dalla dimensione di verosimiglianza per creare un ponte tra il passato e il presente a voler ricordare che il dolore che si prova per la guerra non è cosa superata ma esiste tutt’ora. La traccia originale rock e gli effetti sonori distorti e inquietanti hanno lo stesso obiettivo, chiaramente distanti dalle mode dell’epoca.

Una questione chiave era il casting dei giusti attori.

La ricerca di queste comparse è stato un processo lungo e difficoltoso, che ha visto la richiesta di supporto da parte di compagnie teatrali e accademie specializzate; ma alla fine lo splendido cast assemblato è stato il frutto del passaparola:

Valeria Fenudi, che interpreta la madre, è stata contattata poiché appassionatissima e dotata attrice teatrale in forma hobbistica. Zia di un membro della troupe di produzione, questo difficile ruolo era quello maggiormente preoccupante poiché aveva una specifica costrizione di età.

Il protagonista Romolo è Tommaso Coli, studente di teatro che si è offerto di tornare da Roma per lavorare al progetto. Ex-studente del Liceo Artistico Passaglia.

In crisi per la ricerca degli attori che avrebbero interpretato i ruoli di Matteo e del Poliziotto, chiediamo a Tommaso se conosce qualcuno di un’età vicina alla sua che si presterebbe al progetto. Conosciamo così Gabriele Martini (Matteo), il quale ci presenterà Samuele Bonanni (Poliziotto).

Ulteriormente complessa era la ricerca del malvagio ufficiale nazista, ruolo che alla fine viene ricoperto da Salvatore Pierucci, padre di uno studente del Liceo Artistico.

Infine, per il ruolo del prete, era mia personale intenzione convocare Pietro Pasquini, importante figura del mio percorso scolastico poiché uno dei tre intervistati del documentario Farneta ‘44: Figli di una strage realizzato nell’A.S. 2020/2021, che inoltre presenta tutte le caratteristiche necessarie a ricoprire la parte. Il capriccio di voler contattare Pietro è stato per me un modo per concludere un ciclo che mi ha accompagnato per gli ultimi difficili anni della scuola superiore, martoriata dalle restrizioni dell'emergenza pandemica portadomi, tirando le somme, a ultimare solamente due grandi progetti: L'Orologio di Romolo e appunto Farneta '44: Figli di una strage, che come rafforzativo del loro legame, condividono le stesse tematiche.

La fase di post-produzione ha visto il supporto di due studenti del Liceo Musicale A. Passaglia che hanno prodotto una colonna sonora originale per il cortometraggio: Trendhal & Landre (Tommaso Giannini e Federico Andreoni).

L’altra parte della sonorizzazione è stato invece arricchita da Christian Mazzoncini, abilissimo sound designer che ha anche lui frequentato in passato il Liceo Artistico A. Passaglia.

L’esperienza de L’Orologio di Romolo si è conclusa con la meravigliosa serata di proiezione con tutto (o quasi) il cast, che era arrivato a contare ormai trenta persone.

Il corto è stato poi caricato sul canale ufficiale del Liceo Artistico Musicale A. Passaglia e sponsorizzato tramite il relativo profilo Instagram, toccando le seicento visualizzazioni nell’arco di soli cinque giorni.

Utile alla fase di sponsorizzazione è stato l'ampio backstage a cura di Aurora Urbano e dei suoi operatori.

Ciò che davvero è memorabile di questo progetto però non è solamente il prodotto finale frutto della vivida collaborazione di persone entusiaste e volenterose di aiutare, ma è appunto la quantità di determinazione e supporto che questo gruppo, formatosi quasi autonomamente, è riuscito a convogliare in un ambiente serio ma leggero, carico di soddisfazione ma sopratutto di divertimento, sede di nuove e preziosissime amicizie che tutt’ora si protraggono nei giorni e si rafforzano sempre più;

per non parlare dell’opportunità che permettono queste connessioni, stabilendosi una vera e propria rete di giovani creativi che, come si è ripromessa, ha intenzione di lavorare di nuovo assieme e produrre ancora...

Si ringrazia tutta l'amata troupe, il Liceo Artistico A. Passaglia di Lucca, i professori Matteo Marabotti, Romano Guelfi e Catiuscia Corrente.